La conceria Chouara della medina di Fes in Marocco

La prima impressione che ho avuto della medina di Fes non è stata positiva.
Abbiamo raggiunto la città durante il pomeriggio del nostro quarto giorno di viaggio. Siamo scesi dall’aereo trovandoci sotto un cielo grigio, lontani dall’azzurro cielo di Marrakech. Anche la temperatura era diversa, più bassa, e abbiamo subito detto addio alle magliette a maniche corte in favore di felpe e giubbottini leggeri.

Fuori dall’aeroporto di Marrakech eravamo stati subito travolti dal caos: fiumi di persone, clacson dei taxi, gente urlante.
Fuori dall’aeroporto di Fes non c’era letteralmente nessuno. Ad eccezione degli altri passeggeri del nostro stesso volo e dei tassisti.

Abbiamo preso un grand taxi, pagando 40 dirham a testa, per raggiungere la stazione di Fes e da lì un petit taxi che ci portasse vicino al nostro riad.

Siamo scesi dal taxi nei pressi della Bab Sid L’Aouad, una delle antiche porte della città e il punto più vicino al nostro riad che, situato all’interno della medina, era inaccessibile ai mezzi di trasporto. Varcata la porta e superata la piazza, abbiamo camminato per appena sei minuti, sbagliando strada e tornando sui nostri passi, prima di raggiungere il riad “Fes Touria Palace”.

Souq della medina di Fes
Asini nella medina di Fes

In quella prima ora a Fes sono stata colta da un indefinibile stato di malessere. Il mix di lingue diverse, che aveva fatto da sottofondo al nostro soggiorno a Marrakech, era scomparso. Non c’erano altri turisti e la sensazione che ho avuto è stata quella di trovarmi fuori posto, di essere quasi un’intrusa, autoinvitata ad una festa per pochi intimi.

Appena entrati all’interno del riad, però, sono stata catturata dall’atmosfera di pace tipica delle tradizionali abitazioni marocchine. Ho chiuso il portone di legno lasciandomi alle spalle la strada non asfaltata e quella sensazione di inadeguatezza.

Dopo esserci sistemati in stanza, abbiamo preso un taxi (pagando 20 dirham) per raggiungere la parta opposta della medina, la zona della Bab Boujloud (conosciuta come “la porta blu”), ben più celebre e turistica. Nello specifico, la nostra destinazione era Cafè Clock, un locale dall’architettura particolare (una sorta di riad riadattato a pub/ristorante) situato in fondo ad una stretta stradina.

Questo cafè è celebre non solo perché ogni sera ospita attività e spettacoli diversi, ma perché serve l’hamburger di cammello che Ignazio, l’unico dei due ad averlo provato, ha trovato buono, con un sapore insolito, ma non sconvolgente.

A rendere unica la nostra serata è stato uno splendido cantante e suonatore di Oud. Era il compleanno di Ignazio e mentre lui stava per soffiare le candeline sulla sua fetta di cheesecake al cioccolato, il musicista, che fino all’attimo prima ci aveva incantato con la sua voce, è entrato nella stanza in cui stavamo cenando, cantando la canzone di buon compleanno, prima in arabo, poi in francese e infine in inglese. È stato un momento magico.

Cheesecake di Cafè Clock a Fes

Abbiamo veramente esplorato la città durante il nostro secondo giorno nella medina di Fes.
La giornata è iniziata con la visita ad una delle attrazioni più famose della medina: la conceria Chaouwara (conosciuta come Chouara tannery o conceria Chouara).
Un luogo cristallizzato nel tempo in cui, per la produzione del pellame, si seguono le stesse tecniche del medioevo. Dalle terrazze che si affacciano sulla conceria è possibile scrutare gli uomini che, in un trionfo di colori e odori, lavorano la pelle. Nonostante la visita sia ufficialmente gratuita, appena arrivati nella zona della conceria, siamo stati avvicinati da uno dei cosiddetti “procacciatori di clienti” che ci ha condotto in cima ad una terrazza. Al termine della visita, siamo stati condotti all’interno del negozio di abiti e accessori realizzati in pelle. Non avendo intenzione di comprare qualcosa, ci siamo limitati a dare una mancia ad un signore che ci ha fatto come da guida, spiegandoci nel dettaglio il sistema di produzione.
Dopo la visita alla conceria, ci siamo addentrati nel cuore della medina di Fes tra il tra il dedalo di viuzze colme di ogni sorta di negozio.

Pittura della pelle alla conceria chouara
Lavorazione della pelle alla conceria chouara
Tintura pelle conceria chouara

Chi viaggia nelle antiche medine marocchine potrebbe fare l’errore di improntare la propria visita come farebbe in una delle capitali europee.
Ma all’interno della medina di Fes non ci sono grandi attrazioni. L’esperienza più autentica e immersiva che si possa fare è quella di camminare per le strette vie, schivare gli asini affaticati dal peso sul proprio dorso, entrare nei negozi di lampade o spezie, sbagliare strada e tornare indietro, anche se, semplicemente una strada giusta non c’è. Questo è il modo di visitare il Marocco, questo è il modo di visitare Fes ed è questo il modo che abbiamo utilizzato.

Nel saliscendi delle viuzze che compongono la medina, all’interno di quello che apparentemente ci è sembrato un unico grande souq, ci siamo imbattuti in un gioiello architettonico: la Madrasa Bou Inania. Le maggiori guide turistiche indicano questo luogo come una scuola coranica. Secondo la guida che abbiamo avuto modo di ascoltare, invece, si tratta di uno studentato aperto a tutte le religioni. Un luogo in cui mandare i bambini per toglierli dalla strada. Una mescolanza di gesso e marmo, legno di cedro, iscrizioni in arabo e struttura andalusa. Un mix di culture diverse per un luogo pieno di fascino.

Madrasa Bou Inania, la scuola coranica di Fes
La Madrasa Bou Inania di Fes

Altri punti di particolare interesse della medina di Fes sono il souq dell’hennè, uno dei mercati più antichi della città, e place Seffarine, una piazza in cui gli artigiani lavorano l’ottone.

Durante il nostro viaggio in Marocco, abbiamo fatto base a Fes per quattro giorni, prima di tornare a casa, visitando anche Chefchaouen, la città blu del Marocco, e Meknès, una delle città imperiali.