Oggi non vi parlo di nessun viaggio, nessuna città d’arte e nessuna località.
Oggi voglio parlare dell’altro l’altro della medaglia, dei giorni più tragici per un viaggiatore: quelli trascorsi a casa.

Non viaggiare per me significa sentirmi letteralmente mancare il respiro.
Significa controllare le tariffe aeree sperando di trovare voli low cost,
guardare foto e video, leggere racconti di viaggio e invidiare chiunque stia visitando un luogo diverso da quello d’origine.
Significa dire nello stesso giorno “voglio andare in Giappone”, “voglio andare in Spagna o in Norvegia, in Marocco, in Australia, in Messico o in Indonesia”.
Significa guardare le foto dei vecchi viaggi e sentirsi a casa.

Non viaggio abbastanza e oggi, all’età di 24 anni, penso di aver perso troppo tempo.
Il mondo è grande e la vita è troppo breve.
Il mondo è grande e non riesco neanche ad immaginare di vivere nello stesso luogo per sempre.

Sento di essere libera e sprovvista di ogni radice o forma di costrizione.
Sento di essere figlia di una terra priva di limiti e barriere.
E proprio per questo voglio viaggiare.
Voglio entrare in contatto con la moltitudine di culture diverse dalla mia.
Voglio conoscere nel profondo il mondo, le persone che lo abitano, le culture, i cibi e le abitudini di ogni popolo.

Finora non ho viaggiato abbastanza, ma ho tutta l’intenzione di rimediare.
Non sono mai stata fuori dall’Europa e il prossimo viaggio in Asia, Africa, Oceania o America sarà il primo e, sono sicura, sarà bellissimo.

La mia avventura nel mondo sarà piena di scoperte, piena di prime volte e non vedo l’ora di viverle.